c’è un quartiere di mantova che si chiama lunetta. Nonostante il nome romantico sono perlopiù parallelepipedi di cemento per cubetti familiari.
lunetta è bruttino come tutti i quartieri poveri, messi a disposizione per quelle famiglie che hanno pochi soldi, in particolare ovviamente immigrati. non fa sul serio come quartiere pericoloso. non è barona, quarto oggiaro, non è primavalle. non succede niente a lunetta, però ci sono le prostitute, gli immigrati e la bruttezza e questo basta alle casalinghe mantovane per starvi lontano.
siccome mantova è molto borghese, abbastanza di sinistra e poco propensa al conflitto sociale, fa quello che può per recuperare lunetta. decide quindi di fare un’operazione gentile, chiedendo ad alcuni artisti di valorizzare - un termine che usa chi non perde mai la speranza nel futuro - le pareti dei palazzi anonimi di lunetta. alcuni sono molto belli, sparano la periferia mantovana nella banlieu parigina. dell’utilità di questa bellezza molti dubitano perché per il mantovano - comunque padano - quello che contano sono i fatti.
a me la comunicazione serve, specialmente quella che richiama l’amore. Per questo quei murales mi fanno simpatia. Sono come me: non servono a un cazzo ma richiamano l’attenzione. Sul tetto di uno dei palazzi campeggia una gigantesca scritta che dice *ti voglio conoscere*
Chi, come me, ha creduto che il greco e il latino servissero davvero crescendo sa che la parte più importante di conoscere non è tanto noscere, il sapere, ma quel co, che davanti a tante parole implica la presenza di più di uno. Coppia, corte, comunità, comunione, comunicare. La stessa coscienza riflette la nostra capacità di saperci altro, il primo punto di sdoppiamento del nostro essere. Quel piccolo co ci incastra insieme, ci lega: se lo chiedete al mio ragazzo come una tenaglia, se lo chiedete a me come un abbraccio.
Ti voglio conoscere è una specie di funzione incrementale dell’amore. È meno intensa di ti voglio ma più promettente. Ti voglio è qui, è adesso. È un sistema chiuso. Ti voglio conoscere invece riverbera. È una freccia sparata nel buio. È una piccola missione.
Ti voglio conoscere, sapere sempre più di te, ti voglio conoscere da nudo, voglio conoscere la tua voce al risveglio, quando ridi, voglio conoscere il suono del primo orgasmo, il terzo, il centesimo. Voglio sapere come litighi, come cambi idea, voglio conoscere il tuo volto da bambino, voglio conoscere il volto del tuo bambino, voglio conoscere il tuo volto quando mi lascerai.
Ti voglio conoscere è la promessa di un esploratore. Tu sei un territorio che continuerò a girare, e vorrei che tu fossi sconfinato. Questo significa che l’altro presenterà sempre aree sconosciute, penisole soleggiate, paludi inquietanti, zone desertiche e forse iperspazi. Per questo l’amore è per i forti di cuore, solo per i più coraggiosi. Non lo sai che continente hai davanti, l’unica cosa che ti viene chiesta è di avere voglia di conoscerla. Se ti trovi davanti l’Oceania avrai anche da divertirti, se rimani sulla costa, ma se ti trovi davanti la sconfinata Africa sono cazzi tuoi, perché magari ti fermerai a metà del deserto del Sahara e non scoprirai mai che oltre quelle dune c’è una terra ricca e fertile. Se hai davanti un’interminabile tundra siberiana dovrai solo fidarti che a un certo punto i ghiacci si scioglieranno. Ma devi continuare a camminare. Oppure arrenderti e morire. Perché è così, lo sanno tutti quelli che si sono innamorati. Lasciarsi poi è morire, non lo dico io, lo dice Sanremo.
L’amore è per gli ostinati che non hanno una meta se non quello che c’è dopo.
Ammetto che al:
“…Sono come me: non servono a un cazzo ma richiamano l’attenzione.” sono quasi caduto dalla sedia.
Grazie però per questa COndivisione.